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© FLYCAT
EPITOMA FVTVRI$MO CÆLE$TE
Sono nato a Milano il 19 agosto del 1970. All’età di 13 anni
mi innamorai follemente di ciò che il mondo chiamava Arte dei Graffiti, non
ricordo il giorno esatto ma posso dire che da quel preciso istante iniziò la
mia vita, la vita di FLYCAT.
Dipingo, progetto, assemblo, ritaglio, incollo, metto in
prosa, ma essenzialmente ciò che faccio è ‘scrivere’. Scrivere, per me è la
perfetta coniugazione alchemica fra tre elementi principali: Tradizione,
Passione, Fvtvro. Scrivere è la mia Liturgia. Sono portavoce ufficiale di un
Movimento artistico conosciuto con il nome di Panzerismo Ikonoklasta e
Futurismo Gotico, creato nella Nuova Gotham nel 1979 dal Gran Maestro
RAMM:∑LL:Z∑∑ (1960-2010). Il 20 febbraio del 2010 divenni suo discepolo e fui
nominato, con il grado di “Y-1”, difensore della 25esima lettera. Il mio
compito è di operare sulle 26 Lettere che compongono Il Nuovo Alfabeto Latino
Romano dal quale si è poi generato l’Alphabetvm Cæle$te.
La filosofia del Panzerismo Ikonoklasta e del Futurismo
Gotico si fonda sull’idea della transizione dall’era ‘ornamentale’ della
scrittura (iniziata con le miniature medievali) a quella ‘armamentale’: le
Lettere vengono armate di missili per liberarsi dalla prigionia durata più di 4
secoli, imposta loro dai caratteri mobili-immobili della stampa, le Lettere
trovano nuova vita sulle 'pagine rotanti' di una nuova tipologia di codice,
quello della rete dei trasporti metropolitani, è qui che la tradizione sposa la
modernizzazione ed il concetto futurista. Le Lettere armate di missili corrono
sui vagoni della metropolitana.
Partendo dall'idea di lettera come entità autonoma liberata, la mia ricerca ha proseguito attraverso un personale approccio, spingendosi verso altri confini.
Partendo dall'idea di lettera come entità autonoma liberata, la mia ricerca ha proseguito attraverso un personale approccio, spingendosi verso altri confini.
DIO creò il Firmamento e decise di comporre il primo foglio
parlante sull'ottava delle nove sfere della volta celeste, dinanzi all’Empireo,
il Codex Primvs, creando le proprie Lettere da quel rosario di stelle donando
all'uomo le proprie 3 armi-elementi-forma, da cui vennero plasmate gli
Elementi-Lettera:
1) La cuspide ➤
che formerà la freccia ➙
’ per poter dare corpo alle sue Litteræ-$ignvm a cui successivamente venne attributo l'errato nome di
'cuneiforme' per descrivere la scrittura sviluppatasi nel Vicino Oriente
Antico; con la Nuova Riforma $crittoria Cæle$te viene decretato il termine
“cuspiforme”.
Chiamata anche ∆ Delta, l’Assoluto nella sua completezza,
emblema del principio costruttivo di tutti gli organismi, triangolo di
Salomone, il verbo perfetto poichè suppone un principio intelligente, principio
parlante e principio parlato; colui che per mezzo della parola (lettera) crea
un terzo se stesso. Trinità di tutte le cose, il mistero fondamentale dell’iniziazione intellettuale.
La gelosia.
In qualità di simbolo sacro, la cuspide “freccia”, diede
origine alla pratica divinatoria della “Belomanzia”, attraverso l’uso della
freccia si generava un rito propiziatorio prima di intraprendere qualsiasi
azione bellica.
Un ulteriore valore si rivela nell'analogia simbolica tra la
freccia-lancia derivata dalla cuspide con il simbolo paleocristiano della
palma, simbolo di vittoria e di trionfo. Plinio attesta che fu consegnata a
Roma per la prima volta nel 586 a.C. dopo una vittoriosa battaglia. I Cristiani
tracciarono la palma sui sepolcri per indicare le vittorie riportate dai
defunti, in particolare dai martiri (Dis Manibvs), che, per la loro fede
sacrificarono la vita, ad essi Tertulliano dedica nel suo “Apologeticvm”, AP
7,9: “Spetta in modo speciale l’onore della palma”.
2) Il $ator o quadrato (rigore, difesa): "CLAV$TRVM
$INE ARMARIO E$T QVA$I CA$TRVM $INE ARMAMENTARIO"
3) Il Clipevs o cerchio (difensiva), simbolo per il
paradiso, il cielo, la forma perfetta per eccellenza, il Sole, astro luminoso
biblicamente creato al principio perchè presiedesse il giorno, dissipa le
tenebre e illumina le intelligenze; la Luna, appare nel quarto giorno designata
a presiedere la notte e per far distinguere i tempi, è l'immaginazione che
adorna le idee.
Dal Neolitico si svilupperanno la simbologia dei segni
zodiacali da cui le prime lettere ieratiche cosmiche: la O, il simbolo della
spirale, la lettera M.
L’uomo in principio non potè leggere dall'enigmatico
abbecedario cosmico. Alla sua Origine il segno scrittorio procedeva seguendo
una multi direzionalità secondo un anti-regola come lo stesso ragionamento da
cui era emerso, tracciati irregolari, generando una propria linearità stratificata, la scrittura proseguì poi seguendo un ordinamento sacrale imposto
direttamente dal suo Creatore che venne chiamato ‘bustrofedico’ ossia il
tracciato percorso dall'aratro trainato dal bue (elemento-lettera: Aleph) che
semina la Terra sua stessa generatrice.
Le diverse direzioni della Scrittura segnalano un preciso
comportamento con motivazioni di ordine psichico e mentale. La stesura dei
grafemi nella sua espressione simbolica viene sottoposta alla forza di quattro
fondamentali vettori: alto-basso, sinistra-destra. Lo 'scriptor' a seconda della
propria storia personale in rapporto con l'esterno, frutto di una combinazione
biologica e culturale, proietta attraverso i propri elementi-lettera, se stesso,
occupando e privilegiando nello spazio scrittorio quelle aree: alto-basso e
sinistra-destra.
La sinistra, significato simbolico del principio, l’Io,
l'origine, il passato, la tradizione, la famiglia; appartiene alle scritture
proto-cananee (proto-dinastiche), "grafie con direzione sinistrorsa
", sottolineano la tendenza a ritornare all'origine, a valori passati, ad
aspetti meditativi .
La destra, assume al contrario, i significati simbolici del
Tu, del futuro, del mondo esterno, degli altri, l’ignoto; è caratteristica del
mondo occidentale la grafia con direzione destrorsa ossia verso l'esterno,
l'espandersi, l'irradiare amore, la conquista, il dominio, il potere.
Questo riguarda la tendenza generale della narrazione, ma nel
gesto scrittorio coesistono movimenti sia verso destra che verso sinistra, dal
basso verso l'alto e viceversa che nella loro alternanza determinano ad esempio
la presenza di forme curve e ampie, di tracciati centrifughi o centripeti, la
creazione del quadrato, del cerchio e del triangolo-cuspide entro quali forme
si genereranno le coordinate degli elementi-lettera.
I popoli conoscevano la coesione attraverso la scrittura,
quel tempo ebbe breve vita.
All’origine, prima che la distruzione babelica ebbe atto,
una era la lingua ed una era la scrittura affidataci dal Cosmo.
Una volta compiuta la profezia e abbattuta la Torre le
Lettere si mischiarono nelle forme e nei suoni.
“Potrete scagliare le vostre frecce dalla Torre di Babele ma
non potranno uccidere DIO”.
En Sabah Nur.
En Sabah Nur.
La freccia deve obbedire alla lettera, è la freccia che
segue la lettera. L'elemento-arma-freccia è impiegata in modalità 'tiro
diretto', per questa ragione che una composizione non può concedere un utilizzo
sregolato di questo suo elemento, ne destabilizzerebbe l’equilibrio della
lettera stessa e di tutta l’intera formazione scrittoria.
Una storia tramanda che l’alfabeto prese forma con una
dichiarazione di guerra, nel punto di incontro tra il cuneiforme (cuspiforme)
assiro-babilonese e i geroglifici egizi ad opera degli scriba (Thot conosciuto
come l’inventore dei geroglifici; questi, chiamati: medu-neter, le parole
di DIO, perchè rendono visibile ciò che non lo è), come risultato del conflitto
egizio-ebraico derivato dalla volontà degli ebrei di rispettare un comandamento
mosaico, dal primo decalogo biblico: ‘Non ti fare scultura alcuna nè immagine
alcuna delle cose. (Esodo 20, 2, 3)’.
L’uomo in seguito, circoscrivendone i confini, decretò che
il sacro simbolo-logos potesse solamente percorrere una delle due direzioni,
così rivolgendo la cuspide del Sagittario ♐ verso Oriente la dove splende
Venere e sorge il Sole o verso Occidente ove la Luna vi riposa.
Quei grafemi un tempo scritti dal basso verso l’alto alla
fine del protodinastico effettuano una rotazione di 90°gradi appoggiandosi su
di un lato, esempio lo è la: E “He”, o sui 180° la A "Aleph".
Dall' Enuma Elish, il testo assiro-babilonese sulla
Creazione, 2 millennio a.C.: "Quando nell'alto il Cielo non aveva ancora
un nome, e la Terra in basso non era ancora stata chiamata con il suo
nome", e ancora, "Quando nessun astro era ancora visibile, nessuno
aveva un nome, quando i destini non erano ancora stati stabiliti, quindi gli
astri sono stati resi visibili in mezzo del cielo"
Fu così che dall'oscurità delle notti giunsero voci e ognuna
delle costellazioni acquisì il proprio segno ed il suo suono, che si tradusse
in nome con il quale l'uomo fu in grado di riconoscerla e chiamarla.
La presenza di figure celesti conferma l’esistenza di
immagini senza corpi, inaugurando il pensiero simbolico, trasmutando le stelle,
quelle conoscenze astrali in glifi, lettere alfabetiche Cӕle$ti
dallo strato siderale,
si narra di epopee, favole, battaglie e bugie, di combattenti e prigionieri, ma
non occulte sentenze di un cielo analfabeta. Non siamo noi a scorgerle nei
cieli, sono loro se gliene diamo occasione che si rivelano a noi, presenti
nella memoria delle generazioni, in attesa che si levi lo sguardo al buio della
notte e si affidi a loro un nome. L’Alfabeto Cӕle$te
siderale attesta che la memoria del segno non si perde nell'oscurità della morte, ma affiora fedele nell'immaginario del ‘Dubsar’ (demiurgo scriba), riflesso degli infiniti sentieri del cielo.
siderale attesta che la memoria del segno non si perde nell'oscurità della morte, ma affiora fedele nell'immaginario del ‘Dubsar’ (demiurgo scriba), riflesso degli infiniti sentieri del cielo.
Le coordinate delle Lettere furono stabilite dalla mano
divina, non dall'azzardo dell’uomo, cosa quindi che le fa convenire e
concordare con i corpi celesti.
Le Lettere illuminatesi alla luce, in terre diverse, ma
sotto la stessa volta, dove ivi risiedono le proprie radici. La loro genesi
risiede nell'alto dei cieli, sui due immensi ponti che formano le impalcature
della cupola notturna, lo zodiaco e la via lattea; non è nelle profondità della
terra, come hanno cercato di inculcarci chiamando la Nostra una
‘sotto-cultura’, ma sarà proprio da quelle stesse viscere che riemergeranno, da
quello stesso ‘Inferno’. Nell'era paleocristiana le catacombe scavate nelle
profondità della roccia, definite dai pagani con il
nome di NECROPOLI, città dei morti, non erano un luogo di fuga, ma il luogo di
attesa della Resurrezione, il "dies natalis". Non lasciamo quindi che
la sedicente ‘Intelligentia dell’
arte’ prosegua nel demonizzare il potere delle Lettere. L’origine degli
alfabeti ha radici celesti e armi terrene, che esprimono forme diverse e una
comune struttura generativa.
Nella mitologia greca arcaica la creazione delle Lettere è
affidata alla figura mortale di Cadmo, le lettere “ ∆ alfa, Ω omega...”
designano ‘se stesse’ confermando il loro potere e valore fonetico per ogni
singolo elemento. Le parole semitiche come “bue: Aleph, cammello: Gimel”
possiedono significato offrendo il loro acronimo alla lettura, mentre nel coevo
alfabeto etrusco da cui si genererà formalmente il Latino-Romano le lettere
assumono significato divino divenendo acronimi di divinità, quali: Aplu (A): Apollo,
Cupra (C): Venere, Fuflun ( Γ gamma) Dionisio.
Caso a sè stante il Tau (Crvx commi$$a nell'Alfabeto
Cæle$te), ultima lettera dell'alfabeto ebraico,
rappresentava il compimento dell'intera parola rivelata di Dio, adottato
dai cristiani per il duplice motivo, di essere la profezia dell’ ultimo giorno
e quindi la stessa funzione della lettera greca Omega, così come
dall'Apocalisse di Giovanni(1,8) .
L’uomo così diede suono alle Lettere adottando il principio
della acronimia, pronunciandone di ogni ‘parola’ la sola lettera iniziale.
Il suono si riveste della sua armatura-forma originaria: la
lettera, come manifestazione del visibile nell’invisibile, ora possiede un
nuovo valore mistico. L’Alfabeto Cæle$te è sia forma che suono.
La Lettera è ora 'oracolo divinatorio'.
Il suono prima della materia, gli dei attraverso le lettere
galattiche sacrificano i loro corpi sonori per conferire esistenza ed eleganza
al mondo. Questo passaggio ebbe luogo quando la Luna prestò il suo volto alle
vergini umane, quando il Sole rappresentò DIO. Nel vangelo giovanneo
“All'inizio era la parola...tutto è stato fatto per mezzo di lei...”
L’espressione figurativa cristiana o giudeo-cristiana del
primo secolo era condizionata dal divieto mosaico delle immagini. La primissima
forma di comunicazione simbolica cristiana è stata quindi il segno, il
crittogramma, il numero, le lettere o semplicemente il simbolo.
Le raffigurazioni del crocefisso appaiono solo nel IV
secolo, quando la pena della crocifissione viene eliminata e invalidata la
proibizione mosaica dell’immagine (inizio nuova fase di opposizione organizzata alla LITTERA).
Il Fvtvri$mo Cæle$te non riconosce il decreto attuato in
seguito al concilio di Nicea del 325 d.C che sancendo definitivamente la
duplice natura divina e umana di Cristo: "il Verbo si è incarnato in un uomo,
Dio si fa uomo e si rende visibile in fattezze umane”, stabilì che divenissero
figurativamente rappresentabili.
A partire dal sec.III al sec.IV e V, le catacombe si
rivestono interamente di affreschi con scene dell’Antico e del Nuovo
Testamento, immagini di Cristo, dei martiri e con immagini simboliche.
Una eccessiva pittografia fu destinata a descrivere oggetti
e animali. La spiritualità permeò gli elementi della scrittura “Vinča”
proveniente dai Balcani (5500 a.C.), più tardi prese forma la sillabica lineare
con il cuneiforme (cuspiforme), trasferendosi nell’eloquenza fenicia, ancora
nell'eleganza greca, passando per la rappresentazione etrusca, giungere poi
alla rigorosa epigrafica imperiale e infine con la riappropriazione della sua
sacralità nell'Alfabeto Cæle$te.
Per restituire alla
Lettera la dignità e il potere che le appartengono, ho preso, dunque, a
prestito la denominazione di Litteræ Cælestes, modello di scrittura in uso nei
documenti ufficiali del tardo Impero Romano, così da liberare le Lettere che
vennero segregate.
Il Fvtvri$mo Cæle$te restituisce conoscenza la dove
conoscenza fu esiliata, il Fvtvri$mo Cæle$te scrive le proprie lettere
utilizzandone il valore fonetico originale, predilige il latino, abbandonando
definitivamente la pratica volgare ed il mondo illetterato e manierista. Il
Fvtvri$mo Cæle$te non è arte di strada ma è la strada per l'arte.
Il Fvtvri$mo Cæle$te e le Litteræ Cæle$teS in quanto Arte
Sacra legata ai precetti dell'Ikonokla$tia, rifiuta e non riconosce il
figurativismo ed ogni tentativo di plagio del ‘reale’ all'interno della propria
rappresentazione $crittoria aniconica.
Si
ristabilizza l’ordine alle lettere oranti e vengono ripristinati gli arcaici
nessi ☧, Æ etc.
L’elemento-lettera V si riappropria del suo doppio valore
originario: consonantico+vocalico, questo può non avvenire nelle sequenze lineari
dei due grafemi V+U, U+V, V+V.
Viene restituito all'elemento-lettera T il doppio valore
consonantico di T+Z, pur mantenendo intatto quello del grafema Z.
Le lettere ed il fono ora si rafforzano
reciprocamente, creando una perfetta ‘ordinatio’.
Necessario è ricomporre la frattura tra Lettere e
Letteratura, Il Fvtvri$mo Cæle$te si pone in continuità con il mondo cla$$ico e
antico, cosicchè, la freccia del tempo scorra verso il fvtvro.
Letteratura e scrittura si fondono in un unica pratica,
d’ora innanzi il valore strutturale diviene un unica entità con il proprio
valore fonetico. Quella che un tempo era una Legione composta da 26 lettere,
ora si avvale di elementi nuovi e di quelli che in passato furono estromessi
a causa del loro potere, la Coorte delle Litteræ Cælatæ (cosi' erano chiamate
le lettere di cui rimanevano solamente le ombre quando le 'lettere bronzee'
cadevano dalle loro epigrafi)
Una classe a sé di segni grafici speciali è costituita
dalle cosiddette 3 lettere claudiane, introdotte dall'imperatore Claudio (10
a.C - 54 d.C.) all'epoca della sua censura (47-48 d.C.) ossessionato dall'idea
di rendere l'ortografia del latino nobile più aderente alla realtà, aveva
quindi attivato una riforma ortografica, questi tre grafemi trovarono impiego
per un breve lasso di tempo, cadendo precocemente in disuso.
La prima lettera claudiana, una C rovesciata o retrograda, è
detta antisigma, gr. ἀντίσιγμα, comp. di ἀντί «contro» e σίγμα «sigma», per la
sua forma: (Ɔ), e serviva a rendere il suono /PS/, o /BS/ a seconda delle
parole (come in urbs, trabs, ipse), ottenuta capovolgendo la C del nome Caius:
questo simbolo veniva utilizzato per indicare una donna, era letta: Caia,
usata nelle formule di patronato di ex schiavi/schiave liberati da una donna, stava ad indicare una identità femminile per la parola mulier ("donna"; ad esempio nelle locuzioni Ɔ l = (mulieris) + l (ibertus), "liberto di una donna"); in ambito militare la (Ɔ) era utilizzata per identificare il 'centurio' (centurione) o la centuria.
usata nelle formule di patronato di ex schiavi/schiave liberati da una donna, stava ad indicare una identità femminile per la parola mulier ("donna"; ad esempio nelle locuzioni Ɔ l = (mulieris) + l (ibertus), "liberto di una donna"); in ambito militare la (Ɔ) era utilizzata per identificare il 'centurio' (centurione) o la centuria.
L'Imperatore Claudio avrebbe potuto scegliere di usare
l'antisigma per esprimere un suono palatale, come fatto dai 'Volsci', se questo
fosse effettivamente esistito a suoi tempi. Invece non ha creduto necessario
riformare l'ortografia introducendo lettere nuove per C e G davanti a vocali
anteriori E e I, dato che alla sua epoca i fonemi /k/ e /g/ non avevano ancora
subito alterazione in tali contesti. Ha preso invece l' antisigma e l'ha usato
per esprimere il suono /ps/, cosa a parer mio del tutto priva di necessità,
data la scarsa importanza del nesso nella lingua latina. A spingerlo è stata
infatti l'analogia con la lettera X usata per esprimere in forma sintentica il
nesso /ks/.
La seconda è detta digamma inversum o effe capovolta / Ⅎ /,
e serviva a notare la consonante labiale / w /, usata per trascrivere il suono
consonantico V, da sempre indistinto dalla vocale U nella scrittura latina.
La terza è il segno / Ⱶ /, corrispondente alla metà sinistra
della lettera H, chiamata Littera dimidia, introdotta per trascrivere il sonus
medius, analogo alla moderna pronuncia della lettera Y, serviva a rendere un
suono vocalico intermedio tra /i/ e /u/, affine al greco Υ, che si trovava in
parole come optimus (o anche optomus) e libet (o lubet).
Tacito, Annales ( XI, 14 )
“...Sed nobis quoqve pavcae primvm fvere, deinde additae
svnt. Qvo exemplo Clavdivs tres litteras adiecit, qvae vsvi imperitante eo,
post oblitteratae, aspicivntvr etiam nvnc in aere pvblico + dis plebiscitis per
fora ac templa fixo”.
“...Anche da noi i caratteri furono in principio pochi, poi
se ne aggiunsero altri. E fu seguendo tale esempio, che Claudio aggiunse tre
lettere che, impiegate durante il suo principato e poi cadute in oblio, sono
ancora oggi visibili nelle tavole di bronzo affisse nelle piazze e nei templi,
per rendere noti i plebisciti”.
Vanno ad aggiungersi anche gli Elementi-$imbolo, quelli
cosmogonici,astronomici-planetari, monetali (Litteræ Occulte$). Una cuspide in
direzione destra come simbolo della centuria, anche usato per alludere al grado
di centurione (>), il Theta nigrum (θ) è un segno convenzionale utilizzato
nell'epigrafia latina per indicare il decesso della persona nominata (nel caso
di una epigrafe funeraria) oppure raffigurata (anche nei rilievi dei
gladiatori): un theta greco (θ), iniziale della parola θανατος (= morte),
oppure il segno della O barrato (ø), con il significato di obit (morì).
Collegato con l'uso greco di indicare i soldati morti con un
theta e quelli sopravvissuti con una tau, lo stesso sistema passò poi
all'Esercito Romano dove, nel linguaggio militare (sermo militaris), si usava
indicare la morte di un soldato con il termine "thetatus".
Le lettere recise da una linea orizzontale; come la X
tagliata a metà indica la parola denarius, mentre HS indica il sestertius,
dall’unione dei due elementi H e S verrà generato nei secoli a venire il
simbolo $ (dollaro U.S.A.).
Littera T ( T+X+P+++† ) Crvx
T, questo il simbolo della croce originale, risale al VII
sec.a.C. collocandosi alla posizione num.18 nell’Alfabeto Cӕle$te, è formata da
due elementi: stipes, asta verticale e patibulum, asta orizzontale; ‘lettera
taumata o patibulata’, rappresentata nelle sue diverse dimensionalità: diritta,
diagonale, laterale, rovesciata, possiede come tutte le Litterӕ Cӕle$te$ il
pieno controllo della sua omnidirezionalità ↔ ↕ sviluppata sui 360°, e per
questa Lex può rappresentarsi anche retroversa o capovolta su 180°, per lungo
tempo si è lasciato venisse demonizzata associandola al culto del maligno,
chiamata anche croce di Nerone; con il Fvtvri$mo Cӕle$te gli viene restituito
lustro, il suo potere $ovrano ripristinato con il proprio valore simbolico
eucaristico e alfanumerico e soprattutto di “omnia directiones” ↔ ↕.
“VNIVER$ALITA’ della Littera T”
Attraverso indagini epigrafiche e paleografiche, rivelatesi
per lo più deludenti e anacronistiche a causa del mancato approccio
artistico-filosofico-interpretativo dell’argomento, hanno permesso una
divulgazione errata della sua storia originale basata sull’evoluzione della
Lettera: T e della sua declinazione in Crvx.
Nell'alfabeto Caele$te, la lettera T (tau) ritorna alla sua
posizione originale ovvero al numero 18 della schiera alfabetica
“latino-romano” e acquista il suo valore alfa-numerico completo, il 318, vale a
dire: 18 corrisponde alle prime due lettere greche del nome di Gesù I+H da cui
derivò Il monogramma cristologico, già presente sin dal sec.I in Palestina: I e
H di attraversato da una sbarra assume la forma della croce
Nella Scrittura viene traslitterato in 1+8 e con 300 che era
il valore alfa-numerico nell’antico alfabeto ionico, multiplo di 3 (la
Trinità), la lettera “T “ (tau) segue come l'arrivo della grazia nella ‘croce’;
ogni volta che nella Bibbia incontriamo questo numero è sinonimo di salvezza o
di vittoria, come nell’esempio dove Dio disse a Noè "Fatti un'arca di
legno di cipresso. Ecco come devi farla: l'arca avrà trecento cubiti di
lunghezza." (Genesi VI,XIV-XV).”, o in "Quando Abramo seppe che il
suo parente era stato preso prigioniero, organizzò i suoi uomini esperti nelle
armi, schiavi nati nella sua casa, in numero di trecentodiciotto, e si diede
all'inseguimento fino a Dan” (Genesi XIV, XIV).
Si può ben dire che il “$ignvm Crvcis T”, inizialmente immagine
di infamante supplizio e poi rappresentazione di incondizionato amore
universale, sia stato dotato di una straordinaria capacità di diffusione, sia
nella sua dimensione verticale della pluralità di significati, sia in quella
orizzontale della "lunga durata". Questo uso, a volte sconsiderato
della Croce, lo ha portato a rappresentanza di manifestazioni fondamentaliste e
improprie che mal hanno espresso il profondo significato celato in esso.
In epoca precristiana culture differenti tra loro detenevano
la consapevolezza del Segno cruciforme al quale attribuivano diversi valori.
È grazie all’ iniziativa dell'imperatore Costantino (IV sec.
A.C.) che inizia la consuetudine di rappresentare il nome di Cristo attraverso
forme monogrammatiche, precedentemente ignote, che esplicitano il ‘nomen’ (Christòs) e nel contempo alludono,
figurativamente a una croce decussata, così espressa nella lettera
"X", chiamati "monogrammi costantiniani", costruiti dalla
fusione in un unico segno composto dalle due lettere iniziali (chi e rho X e P)
di Christòs, questo fu impiegato sia come simbolo che come ‘compendium
scripturae’, cioè di abbreviazione, come nelle forme vivas in Chr(isto).
Ha la forma di stella dall' incrocio
dello iota (I) con la chi (X con valore di C) in XPI∑TO∑ (Cristo) usato nel 3
sec; questo è chiamato monogramma precostantiniano o Crismos.
Avviene la rottura del cerchio e del quadrato con
l’inserimento della Lettera X “Christo e la Trinità, l’Arma Christi”.
La forma compendiata del nome di Cristo dove si evidenzia però maggiormente la croce, è il
cosidetto ‘monogramma cristologico’, derivato da quello originario
costantiniano, e realizzato come una crux latina (immissa o capitata) con l'asta
verticale costituita dal tratto verticale della lettera Rho: P, a cui andranno
ad aggiungersi le lettere apocalittiche alpha e omega dalla metà del IV secolo,
con anche elementi geometrici a rafforzarne l’importanza (del segno
cristologico X).
Appare anche in altre versioni, la prima con la P (rho)
riversa a sinistra ꟼ e con le lettere
capitali romane A e Z al posto di α (alfa) e ω (omega), nella seconda con la
croce Τ (taumata) al posto della X, l’alfa da sinistra è a destra così come
l’omega da destra passa a sinistra, e in una terza versione
T + X (comp. di croce e segno) come quello fatto dagli
analfabeti in luogo della firma. In diplomatica, dato il suo valore sacrale,
precedeva anche la firma autografa come segno personale.
Si rivoluziona il concetto di inizio e fine. (Io sono l’Alfa
e l’Omega) La 'fine' è ' nuovo inizio',
'La Nvova Re$vrrezione'.
Come accadrà anche per le Litterӕ Cӕestes, vengono emanati
provvedimenti legislativi per la salvaguardia del simbolo. Nel 427 d.C. una
costituzione imperiale, imponeva un preciso limite all'uso indiscriminato dei
Signa Christi: il dispositivo faceva
espresso divieto di incidere o dipingere in terra, sia sulla pietra sia sul
marmo il "segno di Cristo Salvatore". “Nemini licere signum Salvatoris
Christi humi vel in silice vel in marmore aut insculpere aut pingere” (Codex
Iustiniani).
Si noti come questo provvedimendo discordi profondamente con
la tradizione contemporanea delle ‘pietre d’inciampo’.
Per questo motivo che alcune iscrizioni romane
antiche,funerarie pavimentali presentino croci e cristogrammi accuratamente
abrasi con scalpello.
Il Fvtvri$mo Cӕle$te magnifica la sua Littera. La lettera T
(tav inversvm), quindi, si colloca tra la schiera del Nvovo Alfabeto Cӕle$te
nella posizione numero XVIII.
Il FVTVRI$MO CÆLE$TE è lo scisma nell'arte urbana.
La $crittura è totalità, la $crittura è innanzitutto
Elementi-Lettera ma anche poesia, musica, pittura. La $crittura è magia, la
$crittura è energia cosmica, è l’impronta primordiale, è DIO che vuole
comunicare con noi e per ciò ci fornisce il mezzo con cui poterlo fare e lo fa
attraverso le SUE Litteræ, ma ad una precisa condizione, che si debba
prima imparare a leggere dalla SUA volta. Il gesto della $crittura è un rito
spirituale, mantra universale proiettato sulla quinta dimensione, Il Dvb$ar
Cæle$te è un uomo-medicina della tribù degli uomini. Attraverso le Lettere ci è
concesso di creare una comunicazione diretta con il nostro passato e di poterci
proiettare verso il futuro, non esiste oscurità che possa ingannare lo $criptor
nel preciso atto di composizione della sua sentenza. Le Lettere sono il più
prezioso dono che ci è stato fatto dopo la vita proprio perchè ci permette di
entrare in dialogo con l'Immagine stessa.
La Lettera nasce nella notte da un incantesimo divino,
lascia la sua ombra sulle pareti di una grotta e sulla terra per poi volare via
di ritorno verso l’Empireo. Nell' Elemento-Lettera Cæle$te è racchiuso il suono
e la melodia che ognuna delle diverse terre le ha assegnato, insieme dominano
sul tempo che scorre e sull'alba che sorge.
La $crittura è sacra, la $crittura è letteratura, il
Fvtvri$mo Cæle$te ripristina il legame che intercorre tra atto $crittorio e
Lettura, il valore fonetico di ogni singolo Elemento-Lettera Cæle$te è altresì
importante quanto lo è la sua struttura-forma donandogli luce e stabilità, per
questo motivo che lo $criptor non può mancare di essere ‘Litterato’.
L’Elemento-Lettera si unisce fondendosi con uno o due dei restanti dando
origine alla sillaba la quale saldandosi con altre formerà il ‘Nome-Honorvm
Nomi$'’.
Il valore ontologico della Lettera sta nella sua interezza.
Le 26 Elementi-Lettera + le Litteræ Occulte$ ora ri-unite
sono l’esercito della conoscenza, lasciano alle prime due il compito di
nominarsi Alpha e Beta in Alfabeto, ora è possibile formulare la magia della
parola.
Il ‘Nome-Elemento-Lettera Caele$te’ è l’archetipo, il mio
destino, è la mia arma e il mio scudo. Come lo scriverò così altrettanto vivrò.
Se finissi mai di creare le parole il mio Nome-Elemento-Lettera non cesserebbe
di esistere.
"I nomi e la loro esattezza, sono per natura e non per convenzione"
(tesi di Cratilo)
A volte sono i sogni che rivelano la corretta struttura di nuove Parole-Elemento-Lettera, a noi modellarle in maniera alogica destrutturando a volte, assemblando in altre.
"I nomi e la loro esattezza, sono per natura e non per convenzione"
(tesi di Cratilo)
A volte sono i sogni che rivelano la corretta struttura di nuove Parole-Elemento-Lettera, a noi modellarle in maniera alogica destrutturando a volte, assemblando in altre.
Come per i due emisferi del nostro cervello è necessaria un
armonia armonizzante.
Come noi leggiamo sarà come noi scriveremo, come noi
ricorderemo sarà quello che noi creeremo.
Non rifuggire mai dal disagio, al contrario accettarlo e
rielaborarlo.
L’Elemento-Lettera è all'origine della parola a monte della
pittura, potrà conquistare o essere conquistata, letta o cancellata, ascoltata
o colpevolizzata ma non potrà mai essere ignorata ed è per questa ragione che
merita studio e applicazione. Il verbo è frutto della combinazione di più Elementi-Lettera.
Lo $criptor è l’Assassino delle Lettere canonizzate, come
Mercurio è ladro di bellezza e al contempo regna sulla Lettera che solamente
poi attraverso il gesto si tramuta in parola.
La Lettera è uno sguardo rubato alla parola.
Nel Fvtvri$mo Cæle$te coesistono quattro differenti 'dvctvs'
e tre differenti lettera-struttura, tutte dotate del potere della 'Omni Directione'.
1- Litteræ Cæle$te$ (dvctvs corsivo)
2- Litteræ Inver$æ (dvctvs capovolto di 180° gradi)
3- Litteræ Cælatæ (Lettere fantasma)
4- Litteræ Occvlte$ (Elementi Simbolo)
Nel Fvtvri$mo Cæle$te ogni singolo Elemento-Lettera
incorpora legami cosmologici e mitologici ricco di un proprio
significato-significante contrapponendosi perciò all'insignificato e
all'insignificante, e particolari sfumature che non è possibile ricavare da
scritture alfabetiche canonizzate. Le Lettere Cæle$ti sono la forma sacrale
scrittoria. Quando ci apprestiamo a scrivere contemporaneamente leggiamo e
siamo in grado di ascoltare la voce narrante in noi, questo è l'atto della
recitazione-lettura-$crittura.
Nell’ AlfaBeto Cæle$te ogni lettera è ricca di significati e
sfumature che non sono rintracciabili in una scrittura alfabetica canonica.
Nel Fvtvri$mo Cæle$te ogni elemento-lettera è così composta
in tre parti: valore fonetico che suggerisce la sua reale pronuncia, il valore
pittografico a propria rappresentazione iconica, ed il valore determinativo per
la lettura nel corretto senso di scrittura, direzione questa data dalla cuspide
del $imbolo:
$agitta -}-->.
Il Tutto è nella Lettera, nel suo numero, nel suo suono,
grazie alla sua rico-struttura- ri-forma-nome si oggettivizza la forza. Per
questa ragione che tutto il reale si fonda su queste combinazioni originarie
con le quali DIO ha generato il movimento del linguaggio. L’Alfabeto ed i suoi
Elementi-Lettera possiedono il perchè dell’essere.
« Dubitando quippe ad inquisitionem uenimus; inquirendo
ueritatem percipimus. »
Il termine Litteræ Cælestes, definisce una particolare
scrittura sviluppata nella Cancelleria dell’Impero Romano d’Occidente. Si
trattava di una scrittura estremamente elaborata tanto da risultare quasi
illeggibile, ma era proprio l’illeggibilità di tale lettere a renderle uniche e
garanzia di autenticità dei documenti imperiali.
(In relazione tra Lettere e Armi cito questa frase di Plinio
il vecchio, Naturalis Historia, XXXIV, 18: GRAECA RES NIHIL VELARE, AT CONTRA
ROMANI AC MILITARIS THORACIS ADDERE – E’ uso greco non coprire il corpo (degli
elementi-lettera), mentre i romani, in quanto soldati aggiungono la corazza.
Sono create le Lettere Corazzate.
Le Lettere liberate ora si stagliano sulla seconda, terza,
quarta e quinta dimensione.
Le mie Lettere Cæle$ti vogliono rivendicare l’unità
ontologica del segno grafico, della Lettera, che è significato e significante.
Le lettere hanno i loro anticorpi per difendersi. La Lettera
è uno sguardo rubato alla parola.
Il Fvtvri$mo Cæle$te avvia la $anta Expeditio $criptvram.
Gesù prima di pronunciare le parole: «Chi è senza peccato
scagli la prima pietra» avesse prima con il proprio dito scritto sulla terra ma
che i farisei e gli scribi non furono in grado di decifrare perchè le sue
‘Litteræ Cæle$te$’ risultavano ad essi incomprensibili. A Gesù viene
riconosciuta indubbiamente una capacità orale come profeta ma non viene mai
affrontato il tema che Lui scriveva e che naturalmente leggesse, tutto questo
per fare in modo che la rappresentazione iconografica irrompesse nella
tradizione artistico-espressiva che da quel momento andava delineandosi. L’arte
della $crittura ha sempre incontrato sulla propria strada innumerevoli ostacoli
ma non per questo ha interrotto il proprio processo di continua Evoluzione. Il
Fvtvri$mo Cæle$te si impone attraverso la propria Conoscenza e decreta
Vfficialmente che la definizione ‘$crivere’ appartiene solamente a coloro che
si riflettono nel ruolo di ‘Contemporanei $criba’.
Oggi riprendendo la tradizione delle Litteræ Cæleste$, il
Fvtvri$mo Cæle$te libera dagli oscuri ipogei delle metropoli, riportandole in
superficie, le Litteræ, che hanno due specifiche funzioni: la prima, pratica,
combattere ogni tipo di plagio e, quindi salvaguardare lo stile; l’altra,
ideologica, donare un’aura sacrale (Lvx Avr) e prestigiosa all’esercito delle
Lettere di coloro che scrivono l’ ININTELLIGIBILE.
Ripristinare il legame tra oralità e scrittura, tra
letteratura e scrittura, tra linguaggio e scrittura, in questo modo si
preserverà la sacralità nell'arte dell’evoluzione della Lettera.
“Colui che scrive con la sola mano risiede al livello inferiore,
colui che scrive con il braccio appartiene a quello superiore, ma nessuno può
confrontarsi con colui il quale scrive con il proprio cuore”.
©FLYCAT Y1
MMX3 - MMX9
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